L'approccio scelto per la progettazione della "scuola sotto le tende" di Ramadin Al Janub è stato quello dell'attenta gestione delle risorse disponibili e della progettazione in stretta collaborazione con la comunità locale: le tende esistenti sono state considerate come una risorsa, riutilizzandone così la struttura metallica come scheletro strutturale attorno al quale costruire i muri del nuovo edificio. La tecnica del Pisé, usata per i muri perimetrali, è stata reinterpretata per adattarsi a questa idea. Coerentemente con l’approccio progettuale anche le fasi di costruzione sono state semplificate: rinforzo della struttura esistente; costruzione di una nuova base con funzione di fondazione e barriera all’umidità; costruzione del nuovo muro ad alte prestazioni termiche; divisioni interne con mattoni alleggeriti realizzati in loco; costruzione del nuovo tetto isolato; fase di finitura. Il riuso delle strutture tubolari fa si che vengono riciclati materiali che avrebbero altrimenti esaurito il loro ciclo di vita. I nuovi interventi sono stati realizzati con materiali naturali ed a basso impatto ambientale. La terra cruda e la paglia compongono i muri esterni e le partizioni interne, declinati con due diverse tecniche: il Pisé (ovvero una mistura di paglia e fango pressata all’interno di casseforme) per le pareti esterne, ed il mattone alleggerito fabbricato in cantiere per le partizioni interne. Il soffitto ed il pavimento sono stati realizzati in legno, e gli intonaci sono di calce ed argilla. L’estetica che risulta da questo processo deriva dalla composizione dei materiali disponibili, che vengono assemblati per rispondere a problemi specifici; essa rivela il processo con cui l’edificio è stato concepito. Le linee delle coperture a volta ribassata si uniscono a creare un paesaggio che asseconda e reinterpreta la topografia del luogo, mentre la luce fortemente contrastata crea ombre nette sui volumi che disegnano le successioni degli spazi.